Chenaillet
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Le fortificazioni dello Chenaillet.

Lo Chenaillet, era una roccaforte avanzata della piazzaforte fortificata di Briançon.

Realizzata sull’omonimo rilievo, costituito da piccole torri e pinnacoli, lo stesso ha la forma di trinacria: dalla cima centrale (2634 m) dipartono tre creste rocciose verso nord, verso occidente e verso oriente, quest’ultimo verso la linea di confine in direzione del Monte Gimont e del Colletto Verde.

L’accesso alla vetta non era agevole tramite i due sentieri alquanto tormentati che partono dal Monte Gimont e dal Colletto Verde.

Schizzo delle fortificazioni dello Chenaillet (rosso) e delle direttrici di attacco (nero) - Rivista di Fanteria del novembre 1940

I Francesi avevano realizzato un'opera principale in caverna, con osservatorio e con postazioni che battevano tutte le provenienze dalle antistanti posizioni italiane di confine; con integrate numerose postazioni isolate, con armi automatiche, annidate nei ripari naturali dei numerosi impervi roccioni dell'altura, destinate a battere gli angoli morti.

Inoltre, postazioni per mortai e mitragliatrici ubicate sul davanti e sui rovesci dello Chenaillet completavano l'organizzazione difensiva dell'opera protetta sul fronte, sui fianchi ed a tergo da fitti reticolati.

L'importante posizione era affidata ad elementi tratti dal reclutamento locale, animati da elevato spirito antitaliano.

 

Il 23 giugno 1940

Per la descrizione dell’operazione riporto integralmente il resoconto ufficiale, pubblicato sulla Rivista di Fanteria del novembre 1940, L'assalto e la conquista di talune opere fortificate ecc., pag. 486.

L'azione è affidata a due piccoli reparti, a livello compagnia rinforzata da elementi del plotone arditi, del 30° Reggimento fanteria della Divisione Assietta; il primo attaccherà lungo la direzione Collette Verte - Le Souréou - canalone pendici Nord dello Chenaillet; il secondo lungo la direzione Monte Gimont - quota 2632 - pendici Est dello Chenaillet.

Lo Chenaillet visto frontalmente dalle pendici nord-ovest del costone di q. 2632 (M. Gimont) - Rivista di Fanteria del novembre 1940

Forniranno fuoco d'appoggio una compagnia mortai da 81, una batteria da 65/17, un gruppo da 100/17 e sarà preceduta da mezz'ora di violenta preparazione di artiglieria di una massa di batteria divisionali, di Corpo d'armata e d'Armata fra le quali le due torri superstiti della batteria Chaberton.

Alle ore 10, nonostante una forte tormenta, approfittando della nebbia, le due piccole colonne affluiscono sulle rispettive basi di partenza per l'attacco; alle ore 11 inizia la preparazione d'artiglieria violentissima ed efficace. Contemporaneamente le due colonne scattano sotto l'arco delle traiettorie, serrando a distanza di sicurezza del fuoco di artiglieria.

La parete nord-ovest dello Chenaillet dalle pendici ovest di q. 2595 (fra la Collette Verte e M. Gimont) - Rivista di Fanteria del novembre 1940

Mentre la colonna di destra, composta dalla 6^ compagnia al comando del Ten. Savarino, può avanzare incontrastata fin oltre la località le Souréou, la colonna di sinistra, composta dalla 7^ compagnia al comando del Ten. Erbetta, vien fatta segno a nutrito fuoco di mitragliatrici postate sui roccioni di quota 2632; il comandante di compagnia, ferito, viene sostituito dal comandante del plotone esploratori S.ten. Gerbi. Il nemico, però, controbattuto dai mortai, attaccato da altri fanti provenienti dal Colle Gimont, minacciato nella sua via di ripiegamento verso lo Chenaillet dalla colonna di destra, abbandona poco dopo le posizioni di quota 2632 ritirandosi precipitosamente a Sud verso la cresta di Serre Blanc.

Il concentramento del fuoco delle artiglierie sullo Chenaillet è così violento che i difensori delle opere, costretti a stare al riparo, non hanno la sensazione dell'imminente assalto. Alle 11,30 le artiglierie allungano il tiro sul forte Gondran, mentre il I° Gruppo del 25° Reggimento Artiglieria divisionale da 100/17 inizia un preciso ed efficace tiro di appoggio.

I fanti continuano la loro avanzata; l'aderenza fra fuoco e movimento è così impressionante e sincrona da apparire un serio pericolo per la loro incolumità. Poco prima delle ore 12 sono a brevissima distanza dalla vetta, ma sono costretti a sostare per la pioggia di sassi provocata dagli scoppi dei proietti di artiglieria e delle bombe da 81.

Alle ore 12.10 il gruppo da 100 ed i mortai allungano il tiro con l’ordine del comandante del 30° Fanteria, Colonnello Di Lorenzo; nuovo scatto della colonna di destra che si inerpica per l'ultimo breve tratto, irto di rocce e ripidissimo. Ogni impedimento viene abbandonato per realizzare una salita più rapida; il successo è ormai affidato agli assaltatori armati di armi leggere, di bombe a mano e di pugnali.

Le basi di partenza per l'attacco viste dal costone orientale dello Chenaillet - Rivista di Fanteria del novembre 1940

Dopo pochi minuti, la colonna di destra giunta quasi in vetta si scinde, come preventivamente stabilito, in due nuclei di assaltatori che si lanciano di corsa, guidati dai rispettivi ufficiali, l'uno contro le postazioni laterali dell'opera, l'altro, al comando del S.ten. Tiezzi, sul culmine del monte, fatti segno ad improvviso e violento fuoco delle mitragliatrici del forte. Ma ormai gli assaltatori sono ai lati delle feritoie che sono investite in pieno dal lancio delle bombe a mano.

II nemico, vista inutile ogni resistenza, si arrende; una parte del presidio viene catturato, vari morti sono trovati nell'interno delle numerose postazioni.

Appena 10 minuti dopo, la vetta è raggiunta anche dalla colonna di sinistra, attardatasi per la necessità di eliminare le mitragliatrici annidate fra i roccioni antistanti il forte. Anche le postazioni arretrate sono occupate; il nemico le aveva abbandonate, ritirandosi col favore della nebbia, non appena gli italiani avevano raggiunto la sommità.

Minime le perdite nostre, dovute più al violento fuoco di repressione scatenatosi sulle postazioni conquistate dagli italiane dai numerosi forti della piazza di Briançon che non alla reazione immediata della difesa.