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Prime operazioni in Atlantico e trasferimento dei sommergibili italiani dal Mediterraneo all’Atlantico (giugno-dicembre 1940)

Prime esperienze contro i convogli (ottobre-dicembre 1940)

Operazioni e problemi operativi nell’Atlantico Settentrionale (ottobre 1940-maggio 1941)

Freetown e l’Atlantico centro-occidentale (dicembre 1940-maggio 1941)

I battelli del Mar Rosso

Gibilterra e Atlantico centro-orientale (maggio 1941-gennaio 1942)

Lungo le coste americane (febbraio-ottobre 1942)

Le operazioni nell’Atlantico meridionale e nell’Oceano Indiano (settembre 1942-settembre 1943)

L’impiego quali navi trasporto dei sommergibili di Betasom e la cessione di unità subacquee tedesche alla Regia Marina Italiana

 

 

Prime operazioni in Atlantico e trasferimento dei sommergibili italiani dal Mediterraneo all’Atlantico (giugno-dicembre 1940)

 Già dal settembre 1939, in previsione di un intervento italiano nel conflitto europeo appena iniziato, Maricosom aveva definito disposizioni che prevedevano operazioni in Atlantico da parte di battelli italiani che dovevano giungere alla zona di operazioni passando in immersione lo stretto di Gibilterra con rotta verso ovest e il rientro dalla zona di operazioni alla base una volta trascorsi trenta giorni di attività operativa e/o con le dotazioni di armi ridotte a due siluri e al 10% del munizionamento delle artiglierie.

 I primi due sommergibili ad essere destinati alle operazioni Atlantico furono il Finzi e il Cappellini: partiti da Cagliari tra il 5 e il 6 giugno 1940, entrambi riuscirono ad attraversare in superficie lo stretto di Gibilterra in ore notturne ma - una volta giunti in Atlantico - non raggiunsero la zona di operazioni loro assegnata perché, a più riprese, subirono un'intensa caccia antisom da parte di unità di scorta britanniche incontrate. In particolare, il Cappellini, fu costretto a riparare nel porto spagnolo di Ceuta sostandovi più delle 24 ore consentite dalla Convenzione dell'Aja. Solo per l’acquiescenza delle autorità spagnole, il battello italiano riuscì a guadagnare le acque territoriali per evitare l'internamento.

Entrambi i battelli rientrarono in basi nazionali entro la metà di luglio senza aver ottenuto alcun risultato; tra il 2 e il 3 luglio e i primi di agosto vennero eseguite dal Finzi e dal Calvi due analoghe missioni che non conseguirono anch'esse risultati di rilievo.

Regio Sommergibile Finzi al momento della consegna alla Regia Marina Italiana

Il 10 settembre 1940 la Regia Marina, sempre più intenzionata a essere presente in Atlantico al fianco dell’alleato germanico, costituì sulla costa francese dell'Atlantico la base per i propri sommergibili. La scelta cadde sul porto fluviale di Bordeaux, a una cinquantina di miglia a monte dall'ampio estuario - che si apre sul Golfo di Biscaglia - della Gironda, a sua volta originato dalla confluenza, più a sud est, della Garonna e della Dordogna.

Il Comando Gruppo Sommergibili Atlantico prese dalla lettera "B", iniziale di 'Bordeaux', ovvero Beta nell'alfabeto fonetico italiano la denominazione "Betasom", ossia "Bordeaux - Comando Sommergibili" che andò a identificare la base da cui operavano i battelli italiani in Atlantico.

La base venne dotata di adeguate strutture tecniche, comandi e alloggi a terra per il personale ed uno dei "bacini a livello costante" (cioè forniti di chiuse al fine di impedire l'innalzamento e l'abbassamento del livello dell'acqua all'interno per l'effetto delle maree, di notevole entità in quelle zone) ubicati poco a nord del centro di Bordeaux, sulla riva sinistra della Gironda divenne la base dei sommergibili italiani operanti in Atlantico. Inoltre, il piroscafo francese De Grasse e la nave passeggeri tedesca Usaramo furono ormeggiati nei pressi della chiusa del bacino per essere utilizzati come navi appoggio, per alloggiare parte del personale e degli equipaggi e fornire assistenza medica. 225 uomini del Battaglione "San Marco" della Regia Marina garantivano la difesa della base e i servizi di guardia.

Veduta del bacino a livello costante a Bordeaux (fonte Marina Militare)

Il contrammiraglio Angelo Parona fu il primo comandante di Betasom, sostituito a fine 1941 dal capitano di vascello Romolo Polacchini. Il 2 dicembre 1942, all'atto della sua promozione a contrammiraglio, Polacchini fu sostituito dal capitano di vascello Enzo Grossi che mantenne l'incarico sino all'8 settembre 1943.

Malaspina e Barbarigo furono i primi battelli che raggiunsero Bordeaux ai primi di settembre 1940. Il Malaspina aveva anche colto il primo colpo a segno dei sommergibili italiani in Atlantico affondando il piroscafo British Fame da 8.406 tsl il 12 agosto. Furono seguiti dal Dandolo che il 26 agosto a levante delle Azzorre affondò il mercantile inglese Livington Court di 5.187 tsl.

Tra la fine di agosto e i primi di settembre del 1940, il numero di battelli italiani dislocati in Atlantico crebbe notevolmente: giunsero a Bordeaux dopo aver operato nell'area dell'Atlantico centrale Emo, Faà di Bruno, Giuliani, Tarantini, Torelli, Baracca, Marconi, Finzi e Bagnolini; durante la permanenza nelle zone assegnate numerose furono le azioni d'attacco ma nessuna portò all'affondamento di bersagli.

Arrivo del sommergibile Finzi a Bordeaux (fonte Marina Militare)

 

Prime esperienze contro i convogli (ottobre-dicembre 1940)

Con l'arrivo del Bagnolini, il 30 settembre, la consistenza dei battelli italiani di Betasom assommava ormai a dodici unità, che vennero ancora aumentate di nove (Da Vinci, Otaria, Glauco, Veniero, Nani, Cappellini, Calvi, Tazzoli e Argo).

Sei di queste unità operarono tra Freetown e le acque inglesi, particolarmente impiegate tra i paralleli di Mogador (Marocco) e Vigo (Spagna), mentre le restanti tre (Calvi, Tazzoli e Argo) andarono a posizionarsi nelle acque settentrionali della penisola iberica. In questa fase operativa, il Cappellini (c.c. Todaro) si rese protagonista della nota vicenda dell'affondamento del piroscafo belga Kabalo da 5.186 tsl (notte sul 16 ottobre 1940), nel cui ambito 26 naufraghi furono in seguito presi a bordo del battello italiano e sbarcati tre giorni dopo in un'insenatura dell'Isola Santa Maria nelle Azzorre, guadagnando al comandante e all'equipaggio stima e riconoscenza all'estero per le doti di umanità dimostrate nell'occasione. Per contro, tale comportamento fu criticato dai comandi italiano e tedesco in quanto comprometteva la sicurezza del battello e lo distraeva dai suoi compiti offensivi.

La fanfara tedesca accoglie il sommergibile Bianchi all'arrivo a Bordeaux (fonte Marina Militare)

A fine ottobre Morosini, Bianchi, Brin e Marcello furono anch'essi trasferiti in Atlantico, andando a costituire uno sbarramento "allargato" tra Freetown e l'Inghilterra nell'ambito di istruzioni operative che – per la prima volta - traevano ispirazione dall'esperienza della Kriegsmarine nel medesimo teatro operativo; le quattro unità di questo gruppo non ottennero però risultati, raggiungendo tutte Bordeaux entro la fine di dicembre. Infine, Mocenigo e Velella arrivarono anch'essi Bordeaux nel dicembre 1940.

 

Operazioni e problemi operativi nell’Atlantico Settentrionale (ottobre 1940-maggio 1941)

Con una importante disponibilità di battelli, Maricosom iniziò a pianificare l'impiego in cicli di attività operativa concordati con la Kriegsmarine, in relazione alle istruzioni dell'ammiraglio Donitz in qualità di B.d.U. (Befehlsaber der U-boote, ossia Comandante in capo dei sommergibili germanici).

Schema delle modifiche alle torrette per i battelli classe " Marcello" da "I sommergibili italiani 1940-1943" di E. Bagnasco e M. Brescia 2013-14

Ai primi di ottobre prese così il mare il gruppo "Malaspina" (Malaspina, Dandolo, Otaria e Barbarigo) che andò a posizionarsi a ponente della Scozia e dell'Irlanda; i quattro battelli non conseguirono alcun affondamento, ma la permanenza in mare mise in evidenza alcune delle principali deficienze costruttive e operative dei nostri sommergibili (eccessive dimensioni delle sovrastrutture, ridotta velocità in superficie, insufficiente addestramento all'attacco notturno in superficie).

Bagnolini, Baracca, Finzi e Marconi furono nuovamente attivi in Atlantico verso la fine di ottobre del 1940 e, nella notte sul 19 novembre, il Baracca affondò, dopo un lungo inseguimento, il piroscafo britannico Lilian Moller di 4.866 tsl. In base agli accordi con il B.d.U., tra l'11 e il 22 novembre Giuliani, Tarantini, Torelli e Argo lasciarono Bordeaux per operare tra i meridiani 15°00' e 20°00' W e i paralleli 57°20' e 53°20' N, a levante dei quali avrebbero invece agito sommergibili tedeschi: di questi quattro battelli il solo Argo ottenne un risultato di rilievo, riuscendo a danneggiare gravemente - alle 04.49 dello dicembre 1941 il cacciatorpediniere HMCS Saguenay con un siluro e con alcuni colpi di cannone: l'unità canadese riuscì ad allontanarsi dalla zona raggiungendo, nonostante le avarie riportate, un porto alleato.

Sei battelli (Calvi, Veniero, Emo, Bagnolini, Tazzoli e Nani) tra il 3 e il 13 dicembre 1940 si posizionarono a ponente dell'arcipelago britannico per partecipare alla guerra al traffico in quell'area. I successi conseguiti da questo gruppo di battelli furono costituiti dal siluramento di tre piroscafi per complessive 11.600 tsl. Il 1940 si concluse con la missione in Atlantico di Nani, Da Vinci e Glauco (poi rientrati ai primi di febbraio) che, però, non conseguirono risultati diretti.

Nella fine del 1940 andarono perduti due battelli:

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Tarantini: 15 dicembre 1940, silurato alla foce dell'estuario della Gironda dal sommergibile britannico Thunderbolt mentre stava rientrando a Bordeaux;

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Faà di Bruno: molto probabilmente al largo dell'Irlanda ai primi di novembre del 1940 a opera del caccia HMS Havelock.

L’anno 1941 iniziò con la missione a ponente della Scozia di Malaspina, Torelli e Marcello. La crociera di questi battelli si dimostrò particolarmente proficua in quanto il Marcello affondò il 20 gennaio il piroscafo belga Portugal da 1.550 tsl ma più significativi furono i successi del Torelli che - in rapida successione - affondò due mercantili greci e uno inglese tra il 15 e il 16 gennaio per 12.291 tsl complessive, cui va aggiunto il cargo inglese Urla da 5.198 tsl, silurato il successivo 28 gennaio. L'azione di un secondo gruppo di battelli (Baracca, Morosini, Dandolo e Otaria) partiti da Bordeaux nella seconda metà del mese portò invece a un solo affondamento di una piccola petroliera, a opera del Dandolo il 24 gennaio.

Sommergibile classe Marcello in missione nell'Oceano Atlantico

Un altro ciclo operativo che vide il conseguimento di buoni successi fu quello nel febbraio/marzo 1941, a cui parrteciparono Bianchi, Otaria, Marcello e Barbarigo, ad integrazione del dispositivo degli U-Boote schierati tra il meridiano 20°00' W, il parallelo 57°00’ N e le acque a sud dell'Islanda. In quest'area, presumibilmente il 22 febbraio, andò perduto il Marcello probabilmente ad opera del cacciatorpediniere HMS Montgomery, mentre il Bianchi tra nella seconda metà di febbraio affondò tre piroscafi britannici per complessive 14.700 tsl.

L'impiego "a gruppi" dei battelli italiani in Atlantico continuò tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo del 1941, quando Velella, Argo, Emo, Mocenigo e Veniero furono schierati in un'ampia area a ponente dell'arcipelago britannico: questo dispositivo fece registrare i successi dell'Emo e del Veniero che - rispettivamente il 14 e il 24 marzo – affondarono i mercantili britannici Western Chief di 5.759 tsl e Agnete Maersk di 2.104 tsl. Tra l'aprile 1941 e la prima metà di maggio Da Vinci, Cappellini, Torelli e Malaspina furono anch'essi impiegati ad ovest dell'Inghilterra e dell'Irlanda purtroppo senza registrare successi.

La lotta al traffico convogliato britannico nell'Atlantico settentrionale fu proseguita da Morosini, Bianchi, Barbarigo e Otaria che lasciarono Bordeaux ai primi di maggio 1941. L'azione di questi battelli fu diretta contro diversi convogli: alcuni mercantili furono danneggiati, ma la reazione delle unità di scorta fece sì che il solo Otaria affondò - il 20 maggio - il piroscafo britannico Starcross da 4.662 tsl.

 

Freetown e l’Atlantico centro-occidentale (dicembre 1940-maggio 1941)

In base ad accordi tra il comando di Betasom e il B.d.U., alcuni battelli italiani avevano iniziato ad essere destinati alle acque dell'Atlantico centrale, tra le Isole di Capo Verde e Freetown. Il primo a essere impiegato in questa zona fu il Cappellini, che aveva appena ultimato un ciclo di lavori di trasformazione per ridurre le camicie dei periscopi, aumentare le dotazioni di munizioni e realizzare doppifondi da utilizzare come casse nafta al fine di aumentare considerevolmente l'autonomia. Nel corso di questa prima missione affondò, il 5 gennaio 1941, il mercantile Shakespeare da 5.029 tsl e il 14 gennaio 1942 il grosso incrociatore ausiliario inglese Eumaeus (7.472 tsl), utilizzando nell'azione tanto i siluri quanto le artiglierie di bordo. Per contro, Finzi e Calvi - anch'essi inviati nelle medesime acque tra marzo e la prima metà di maggio - non colsero successi. Il Tazzoli ebbe anche miglior fortuna, affondando, tra il 5 aprile e il 9 maggio 1941, il piroscafo inglese (ex-francese) Aurillac di 4.733 tsl e le norvegesi motonave Fernlane di 4.310 tsl e motocisterna Alfred Olsen di 8.817 tsl. Purtroppo venne perduto il Nani: colato a picco il 7 gennaio 1941 dalla corvetta britannica HMS Anemone;

Sommergibile in navigazione di superficie

Anche Marconi, Dandolo, Glauco e Baracca operarono nella primavera del 1941 nelle acque iberiche a ponente dello stretto di Gibilterra ma senza registrare successi.

 

I battelli del Mar Rosso

Prima della perdita della colonia eritrea, avevano lasciato il porto di Massaua i sommergibili Guglielminotti, Archimede, Ferraris e Perla che in quel porto erano dislocati. Gli ordini ricevuti prevedevano, dopo il periplo dell’Africa, che le unità raggiungessero Betasom.

Il più piccolo, il Perla della classe 600, dovette essere rifornito da un rifornitore di eccezione, la nave corsara tedesca Atlantis che incrociava nell’Atlantico meridionale. Dopo un lunghissimo viaggio, nel maggio 1941 le quattro unità raggiunsero Bordeaux riportando a 27 la consistenza numerica dei battelli italiani operanti dalla base Atlantica.

 

Gibilterra e Atlantico centro-orientale (maggio 1941-gennaio 1942)

Il 15 maggio 1941 il B.d.U. decise di rinunciare alla cooperazione dei sommergibili italiani nelle operazioni nell'Atlantico nordorientale favorendone l'impiego nella zona a ponente di Gibilterra ove, tra il 19 maggio e il 20 giugno 1941, furono attivi Argo, Mocenigo, Veniero, Marconi, Emo, Brin e Velella. I principali successi furono colti dal Brin che il 13 giugno affondò i piroscafi Djurdjura (francese, 3.460 tsl) e Eirini Kyriades (greco, 3,781 tsl).

Anche il Marconi segno al suo attivo l’affondamento del piroscafo britannico Baron Lovat (3.395 tsl) e del mercantile svedese Taberg (1.392 tsl), navigante privo dei prescritti segnali identificativi di riconoscimento previsti per le navi appartenenti a paesi neutrali.

Il successo di quest'ultima operazione portò a predisporne un'altra, analoga, per la seconda metà di giugno non appena alcuni sommergibili, ultimati i lavori di riparazione e modifica delle sovrastrutture, fossero stati pronti a riprendere il mare e, tra il 18 giugno e il 13 luglio 1941, lasciarono Bordeaux - in ordine di partenza - Da Vinci, Baracca, Malaspina, Morosini, Cappellini, Torelli, Bianchi, Bagnolini e Barbarigo. Purtroppo il 5 luglio andò perduto il Bianchi, probabilmente affondato dal sommergibile britannico HMS Tigris.

I successi in questa occasione furono ancor più consistenti:

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Da Vinci: motocisterna britannica Auris (8.030 tsl);

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Malaspina: piroscafi Nikolis (greco, 3.578 tsl) e Guelma (britannico, 4.402 tsl);

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Morosini: piroscafi britannici Rupert de Larrinaga (5.358 tsl) e Lady Somers (8.194 tsl);

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Torelli: motocisterna norvegese Ida Knudsen (8.913 tsl):

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Barbarigo: piroscafi britannici Macon (5.135 tsl) e Hornshell (8.272 tsl).

Nel frattempo, le esigenze delle operazioni in Africa settentrionale richiedevano l'urgente impiego di numerosi sommergibili nel Mediterraneo orientale e nell'estate del 1941 Supermarina iniziò a predisporre il rientro nel Mediterraneo di dieci battelli. AI termine del ciclo di trasferimenti, restarono assegnati a Betasom 13 unità delle classi "Calvi", "Marconi" e "Liuzzi", il Barbarigo e - con compiti addestrativi, operando da Gotenhafen nel mar Baltico - Giuliani e Bagnolini.

Il 27 giugno 1941, 250 miglia a ovest di Gibilterra, venne perso il Glauco, autoaffondatosi dopo essere stato sottoposto a caccia antisom da due unità inglesi e essere stato colpito dalle artiglierie del cacciatorpediniere HMS Wishart mentre il 5 luglio 1941 il Bianchi venne silurato dal sommergibile HMS Tigris all'estuario della Gironda sulla rotta di uscita da Bordeaux;

Con i battelli restanti continuarono le operazioni, e un nuovo dispositivo (comprendente Marconi, Finzi, Tazzoli e Calvi) fu attuato, per il mese di agosto 1941, a ponente di Gibilterra, nelle acque delle Isole Azzorre, delle Isole del Capo Verde e di Freetown. In questo ambito, due furono i successi conseguiti: il 14 agosto il Marconi affondò il piroscafo jugoslavo Sud di 2.589 tsl e quattro giorni dopo il Tazzoli silurò la motocisterna norvegese Sidra di 7.313 tsl.

Sommergibile Tazzoli al rientro a Bordeaux

Le operazioni per il contrasto al traffico convogliato britannico a ovest di Gibilterra, lungo le coste iberiche e al largo delle Isole Azzorre proseguirono anche a fine agosto e a settembre e, tra il 15 e il 18 agosto, tre gruppi di unità lasciarono Bordeaux:

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Da Vinci, Morosini, Torelli e Malaspina (destinati a ponente di Gibilterra)

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Archimede e Cappellini (inviati lungo le coste iberiche)

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Baracca (per operare a nord-est delle Isole Azzorre, poi raggiunto da Cappellini e Da Vinci).

 In questo ambito, nei primi giorni di settembre andarono perduti Baracca, per azione antisom e speronamento da parte del caccia di scorta HMS Croome e Malaspina, probabilmente ad opera di azione antisom del cacciatorpediniere HMS Wimy mentre l'unico successo conseguito si registrò da parte del Baracca che il 5 settembre, pochi giorni prima della sua perdita, affondò una piccola motonave panamense.

Verso la fine del 1941 si realizzarono due missioni: la prima (ad ottobre) a ENE delle Isole Azzorre e la seconda (a dicembre) a SE del medesimo arcipelago.

Alla prima missione presero parte il Marconi (perduto in data e per cause imprecisate), il Ferraris (autoaffondatosi il 25 ottobre dopo un lungo combattimento con il caccia di scorta HMS Lamerton), l'Archimede e il Barbarigo, senza conseguire risultati di rilievo.

I sommergibili che operarono a dicembre furono invece Cappellini, Morosini e Da Vinci che lasciarono Bordeaux tra il 17 e il 19 novembre 1941 e che, al pari delle unità in azione ad ottobre, non affondarono mercantili avversari.

L'ultima operazione dell'anno cui presero parte i sommergibili di Betasom fu, a dicembre 1941, il recupero dei naufraghi dell'incrociatore ausiliario tedesco Atlantis il cui equipaggio, dopo l'affondamento della propria nave a opera dell'incrociatore pesante HMS Devonshire il 22 novembre 1941 nei pressi dell'Isola di Ascensione, era stato imbarcato dall'unità rifornitrice Python della Kriegsmarine, poi costretta ad autoaffondarsi essendo sopraggiunto in zona un altro incrociatore pesante inglese. Alcuni U-Boote imbarcarono i superstiti dell'Atlantis e del Python ma questi battelli erano sovraccarichi ed impossibilitati ad immergersi per il numero dei superstiti in coperta; fu quindi richiesto l’aiuto dei battelli italiani Torelli, Tazzoli, Finzi e Calvi. Il trasbordo dei naufraghi tedeschi avvenne senza difficoltà tra il 14 e il 18 dicembre, a sud delle Isole Azzorre. Dopo aver percorso in media circa 5.000 miglia ciascuno, i sommergibili italiani sbarcarono i naufraghi tra il 24 e il 29 dicembre a Saint Nazaire, concludendo brillantemente una difficile e delicata operazione.

Sommergibile Tazzoli in rientro a Bordeaux con i naufraghi dell'Atlantis

Supermarina informò ai primi di dicembre 1941 l'Alto Comando navale germanico dell'intenzione di ritirare tutti i sommergibili italiani dall'area operativa atlantica per poter concentrare ogni sforzo nel Mediterraneo ma, dopo una pesante opposizione germanica, il 17 gennaio 1942, Supermarina annullò definitivamente l'ordine di ritiro dei battelli dall'Atlantico. Nonostante le deficienze dei nostri battelli, corrette con lavori di manutenzione e la mancanza di addestramento dei nostri comandanti e degli equipaggi ad operare in “branchi”, tali dichiarazioni dell’Alto Comando tedesco confermava l’apprezzamento per l’opera e per il contributo dei nostri mezzi.

 

Lungo le coste americane (febbraio-ottobre 1942)

Con l’inizio del 1942, Maricosom predispose l'invio di una certa aliquota di unità nelle nuove aree operative che, con l’entrata in guerra degli Stati Uniti d’America si erano venute a creare e che comprendevano la zona caraibica e le coste centro-settentrionali del continente sudamericano.

Dal 28 gennaio al 4 aprile 1942 Da Vinci, Torelli, Finzi, Tazzoli e Morosini furono quindi attivi – variamente raggruppati - a levante delle Isole Bahamas, dello Stretto della Florida (Finzi e Tazzoli) e delle Antille (le altre tre unità). I risultati furono più che lusinghieri, e tutti i battelli colsero numerosi successi.

Il C.te Fecia di Cossato e il T.V. Gazzana Priaroggia in occasione dell'incontro in Atlantico con altro sommergibile

Il Da Vinci affondò un'unità di 3.644 tsl, il Torelli due per oltre 16.000 tsl, il Finzi tre per circa 21.000 tsl, il Tazzoli addirittura sei per circa 30.000 tsl e il Morosini tre per oltre 22 .000 tsl. I tre mercantili più grandi colati a picco dai battelli di questo fortunato gruppo furono la motocisterna inglese Esso Copenhagen di 9.245 tsl (affondata dal Torelli il 25 febbraio), la motocisterna norvegese Charles Racine di 9.957 tsl (affondata dal Finzi il 10 marzo) e la motocisterna l'inglese Peder Bogen di 9.741 tsl affondata dal Morosini il 23 marzo.

Inoltre, tra il 7 marzo e il 24 aprile 1942, nelle acque comprese tra i paralleli di Capo Orange e Capo San Rocco al largo della costa settentrionale brasiliana, fu attivo il Calvi  la cui crociera fruttò, il 29 marzo, l'affondamento del piroscafo britannico Tredinnick di 4.589 tsl e - due giorni dopo - della cisterna statunitense Mc Cobb di 7.452 tsl.

Tra la fine di aprile e i primi di maggio del 1942 presero il mare Barbarigo, Cappellini, Bagnolini e Archimede con destinazione le acque di capo San Rocco (Brasile) e delle isole prospicenti; il Barbarigo, il 29 maggio affondò il piroscafo britannico Charlbury di 4.836 tsl, mentre il 18 e il 31 maggio il Cappellini affondò due motocisterne, la neutrale svedese Tinsaren e la più grossa Dinsdale britannica, di 8.214 tsl. Nessuna unità fu affondata dal Bagnolini, mentre l'Archimede il 15 giugno affondò a cannonate il piroscafo panamense Cardina di 5.586 tsl, dopo averlo danneggiato con il lancio di un siluro. Tuttavia, l'evento di maggior rilievo verificatosi nell'ambito delle operazioni di questo gruppo di battelli fu l'azione condotta dal Barbarigo del c.c. Grossi che, nella notte sul 20 maggio 1942, nel corso della quale l'unità italiana danneggiò col siluro e con il cannone il piroscafo brasiliano Commandante Lyra di 5.052 tsl, lanciò due siluri contro quella che era stata identificata come una nave da battaglia statunitense classe "Maryland" o "California". Nella realtà, nel momento in cui il Barbarigo effettuava il lancio contro la nave da battaglia si interposero tra esso ed il bersaglio l'incrociatore statunitense Milwaukee e il cacciatorpediniere USS Moffett che trassero in inganno le vedette e alterarono i parametri di lancio dei siluri, che pur esplodendo non colpirono alcun bersaglio.

Equipaggio sulla torretta del sommergibile Barbarigo (fonte Marina Militare)

Il 2 giugno 1942 presero il mare Torelli e Morosini con destinazione le acque delle Antille e dell'America centrale; il Morosini raggiunse la zona di operazione assegnata, dove il 30 giugno affondò con il cannone e con il siluro la motonave olandese Tysa di 5.327 tsl, ma andò successivamente perduto, probabilmente nel Golfo di Biscaglia per attacco aereo, durante le fasi finali della navigazione di rientro a Betasom.

Anche il Torelli attraversò momenti difficli, poiché nella notte del 3 giugno - mentre si trovava a 90 miglia a NNO della costa settentrionale della Spagna, fu attaccato da un velivolo antisom. Per le gravi avarie riportate e per evitare l'affondamento, il battello fu portato a incagliare sulla costa, venendo rimorchiato il giorno dopo nel porto di Aviles da alcuni rimorchiatori spagnoli; dopo le 24 ore di permanenza riprese il mare pur con difficoltà, ma fu nuovamente attaccato da aerei britannici la mattina del 7 giugno, al largo di Capo San Vincenzo. Il com.te Migliorini portò il Torelli nuovamente ad incagliare su un bassofondo sabbioso nella rada di Santander; riportato a galleggiare e con infinite difficoltà di ordine diplomatico e burocratico, il battello fu sottoposto a lavori di raddobbo che gli consentirono di riprendere il mare nel pomeriggio del 14 luglio e raggiungere Bordeaux la sera del giorno successivo.

Finzi e Tazzoli, al termine di un lungo ciclo di lavori, disponevano ora di una superiore autonomia, e a giugno del 1942 furono quindi loro assegnate aree operative a maggiore distanza; partiti, rispettivamente, il 6 e il 18 giugno, attraversarono l'Atlantico per condurre la guerra al traffico nelle adiacenze di Trinidad e all'interno del Mar dei Caraibi. Mentre il Finzi non affondò mercantili nemici, il Tazzoli ottenne due successi affondando il piroscafo olandese Castor di 1.830 tsl e la petroliera norvegese Havsten di 6.161 tsl. Entrambi i battelli rientrarono a Bordeaux.

Un'altra coppia di sommergibili si apprestava intanto ad operare nella medesima zona: il Giuliani, appena rientrato da una sessione di addestramento presso la base tedesca di Gotenhafen e il Calvi. Operando tra l'Isola di Abaco (arcipelago delle Bahama) e l'isola di Guadalupe il Giuliani affondò i mercantili britannici Medon e Sylvia de Larrinaga nonché il piroscafo statunitense California, per oltre 16.000 tsl complessive; sulla rotta di rientro fu attaccato da un idrovolante "Sunderland" della RAF perdendo in mare due uomini dell'equipaggio e trovandosi costretto a riparare a Santander (costa settentrionale della Spagna). La permanenza del Giuliani nelle acque spagnole si protrasse per oltre due mesi, e l'unità poté infine raggiunse Le Verdon solamente il 9 novembre 1942, navigando in superficie sotto la scorta di un gruppo di velivoli tedeschi. Il Calvi, attaccato il 15 luglio 1942 da unità di scorta di un convoglio che stava tallonando durante la navigazione verso le Antille, venne danneggiato da bombe di profondità e costretto ad emergere; nel combattimento in superficie che ne seguì, prima che il battello si autoaffondasse, caddero il comandante Longobardo e buona parte degli ufficiali; 35 uomini dell'equipaggio furono tratti in salvo dalle unità di scorta britanniche Bideford e Londonderry.

Camera di manovra di un sommergibile

Nel corso del 1942, assunse un certo rilievo anche l'attività dei battelli italiani nelle acque dell'Atlantico orientale. Bagnolini e Barbarigo - tra gennaio e febbraio operarono nei pressi delle Isole Azzorre, senza conseguire risultati; tra il 9 maggio e il 10 luglio si svolse invece la missione del Da Vinci che nella zona di Capo Palmas (coste della Liberia) affondò, nella prima metà di giugno, quattro mercantili per quasi 20.000 tsl, tra cui gli inglesi Chile e Clan Mc Quarrie di oltre 6.000 tsl ciascuno.

Nell'ultima decade di agosto del 1942, in ragione degli scarsi movimenti di traffico e dell'accresciuta presenza di unità antisom avversarie al largo delle Antille e di Trinidad, Betasom stimò opportuno concentrare le proprie possibilità offensive nell'area dell'Atlantico antistante la Guinea e Freetown. I quattro battelli al momento disponibili (Cappellini, Barbarigo, Archimede e Bagnolini), al fine di poter agire nella zona, avrebbero dovuto operare "a coppie", nel cui ambito un sommergibile avrebbe agito da rifornitore, restando ad operare in acque più settentrionali e consentendo all'altra unità - a bordo della quale sarebbe stato trasbordato un consistente quantitativo di nafta - di spingersi sin nell'area antistante la foce del fiume Congo. Le due coppie erano costituite da Barbarigo e Cappellini e da Bagnolini e Archimede, con la prima unità di ciascuna coppia che avrebbe raggiunto la zona del Congo, mentre le altre due si sarebbero trattenute fuori Freetown.

Giunto nella zona di operazioni assegnata, il 13 settembre il Cappellini fu però inviato alla massima velocità nel punto situato a 240 miglia a NNE dell'Isola di Ascensione dove, il giorno prima, un sommergibile tedesco aveva affondato il trasporto inglese Laconia sul quale erano imbarcati diverse decine di civili e 1.800 prigionieri di guerra italiani. Il Cappellini contribuì al recupero dei naufraghi.

Il 6 ottobre 1942, alle 05.40 nelle acque antistanti Freetown in posizione 02°10' N e 14°23' W, il Barbarigo sempre al comando del c.c. Grossi, attaccò con il siluro un'unità da battaglia statunitense tipo "Mississippi": con un messaggio inviato a Betasom, il comandante segnalò di aver colpito e affondato il bersaglio. Si replicò quindi la sequenza di eventi che aveva fatto seguito all'analogo, presunto affondamento dichiarato il 20 maggio. Anche in questo caso però non si ebbe alcun colpo a segno.

Sommergibile Barbarigo in navigazione nella Gironda poco prima di giungere in porto

Delle quattro unità di questo gruppo, il solo Archimede colse un solo - ma significativo - successo, affondando il 9 ottobre il grosso piroscafo passeggeri britannico Oronsay di 20.043 tsl, impiegato come trasporto militarizzato.

 

Le operazioni nell’Atlantico meridionale e nell’Oceano Indiano (settembre 1942-settembre 1943)

La penultima missione svolta nel 1942 fu quella del singolo Da Vinci al quale era stata assegnata una zona di operazioni al largo della costa brasiliana a nordest di capo San Rocco e in quest'area - tra il 2 e l'11 novembre 1942 - affondò in rapida successione quattro mercantili di quattro diverse nazionalità (Empire Zeal, Andreas, Marcus Whitman, Veerhaven, per 26.042 tsl complessive). La terza e quarta unità furono affondate a nord di Recife, dove il Da Vinci si era spostato per evitare gli attacchi degli idrovolanti "Catalina" deIl'U.S. Navy di base a Natal; il Veerhaven, in particolare, fu affondato a cannonate poiché il Da Vinci aveva ormai esaurito la propria dotazione di siluri. Durante la navigazione di rientro, il 28 novembre a nord delle isole Canarie, il Da Vinci trasbordò 30 tonnellate di nafta sul Tazzoli che - insieme al Finzi - era diretto verso la propria zona di operazioni a nord della costa brasiliana. La missione del Da Vinci, iniziata il 7 ottobre ebbe termine a Bordeaux il 6 dicembre 1942.

Tazzoli e Finzi salparono rispettivamente il 14 e il 26 novembre 1942, ma il Finzi, a causa di gravi avarie derivanti da precarie condizioni di efficienza, fu costretto a rientrare alla base dopo soli 14 giorni di navigazione. Il Tazzoli dopo essersi rifornito dal Da Vinci, raggiunse anch'esso la zona di Capo San Rocco dove, tra il 12 e il 25 dicembre, affondò il piroscafo britannico Empire Hawk di 5.032 tsl, il piroscafo olandese Ombilin di 5.658 tsl, il piroscafo inglese Queen City di 4.814 tsl e la motonave statunitense Dona Aurora di 5.011 tsl; il battello rientrò a Bordeaux il 2 febbraio 1943, dopo una missione durata ben 74 giorni e nel corso della quale aveva percorso 13.175 miglia.

Con il numero dei battelli disponibili oramai ridotto, le attività potevano proseguire solo con missioni “singole” nelle acque brasiliane e nella zona orientale dell'Oceano Atlantico, a ponente delle coste occidentali centrafricane, dove erano stati raggiunti risultati lusinghieri.

Una prima missione del Cappellini tra il 26 dicembre 1942 e il 4 marzo 1943, a nord-ovest delle Isole del Capo Verde, non ottenne risultati, mentre il Barbarigo, al largo di Bahia (Brasile), affondò il 24 febbraio il piroscafo neutrale spagnolo Monteigueldo di 3.453 tsl, il 2 marzo il piroscafo brasiliano Alfonso Pena di 3.540 tsl e, il giorno successivo, la grossa motonave statunitense Staghound di 8.591 tsl. Sempre al largo di Bahia, tra la metà di febbraio e la metà di aprile del 1943, fu attivo anche il Bagnolini, senza però conseguire affondamenti; nessun risultato venne similmente ottenuto dal Torelli, inviato al largo di Rio de Janeiro dove, il 16 marzo, fu attaccato da velivoli che ferirono leggermente con raffiche di mitragliatrici il comandante e altri uomini dell'equipaggio, due dei quali morirono alcuni giorni dopo in seguito alle ferite riportate.

L'Archimede, partito da Bordeaux il 26 febbraio, venne anch'esso inviato verso la costa brasiliana e - ormai sulla rotta di rientro - fu intercettato e attaccato da velivoli statunitensi mentre navigava in superficie a 140 miglia dall'Isola di Ferdinando de Noronha; centrato da quatto bombe e spezzato in due, affondò in breve tempo e - tra i naufraghi - un solo superstite fu recuperato - 27 giorni dopo - da alcuni pescatori brasiliani.

Due foto dell'affondamento dell'Archimede: sotto bombardamento e la chizza di carburante ed i superstiti (Jerry Mason)

A metà luglio 1942 Supermarina aveva ricevuto la pressante richiesta del Comando Supremo di utilizzare i sommergibili sulle rotte dei convogli diretti in Egitto dall'Inghilterra e dagli Stati Uniti, lungo la rotta del Capo di Buona Speranza e, come abbiamo avuto modo di evidenziare, nella seconda metà di quell'anno un certo numero di battelli fu attivo in questa zona.

Questa particolare attività proseguì con la prima missione atlantica del Cagni che, partito dalla Maddalena il 6 ottobre 1942, attraversò sei giorni dopo lo stretto di Gibilterra diretto a ponente. Il mattino del 3 novembre 1942 il Cagni affondò la moto nave britannica Dagoomba di 3.845 tsl, unità dispersa dal convoglio TS 23 che aveva lasciato Takoradi (Ghana) diretto nella Sierra Leone. Dell'equipaggio del Dagoomba sopravvissero 23 uomini, e a bordo del Cagni si pensò di soccorrere i marinai britannici (che apparivano in difficoltà a bordo delle imbarcazioni di salvataggio a causa delle cattive condizioni meteorologiche) fornendo viveri, acqua e una carta nautica che consentirono loro di raggiungere la costa africana. Il 29 novembre 1942, durante la navigazione verso il Capo di Buona Speranza, il Cagni attaccò con il siluro il piroscafo greco Argo di 1.995 tsl, affondandolo; dopo aver trasferito otto siluri al Tazzoli il 3 gennaio 1943 ed essersi rifornito di nafta da un sommergibile tedesco il 13 gennaio, il Cagni giunse a Bordeaux – ultimo battello italiano a passare in forza a Betasom - il 20 gennaio 1943. Questa missione del Cagni durò 136 giorni ed è quindi la più lunga navigazione di guerra eseguita da una unità militare italiana nel corso del secondo conflitto mondiale.

Il Finzi lasciò Bordeaux l'11 febbraio 1943 diretto verso il tratto di mare al largo di Freetown e, dopo aver rifornito di nafta il Da Vinci, sulla rotta di rientro affondò i piroscafi Granicos (greco di 3,689 tsl) e Celtic Star (inglese di 5.575 tsl); lievemente danneggiato dallo scoppio di una mina magnetica mentre si trovava nelle adiacenze dell'imboccatura della Gironda, il Finzi rientrò a Betasom il 18 aprile 1943.

Il Da Vinci salpò da Bordeaux il 20 febbraio 1943 e - ancor prima di rifornirsi dal Finzi il 20 marzo - silurò e affondò il 14 marzo, una settantina di miglia a sud dell'equatore, il "Iiner" Empress of Canada (che, con 21.517 tsl, fu la più grande unità mercantile affondata da sommergibili italiani nel corso del conflitto) e, quattro giorni dopo, il mercantile Lulworth Hill di 7.628 tsl, entrambi britannici. L'affondamento dell'Empress of Canada, diretto a Durban (Sud Africa) da Takoradi (Golfo di Guinea), risultò particolarmente drammatico poiché, tra gli oltre 1.400 uomini a bordo, si trovavano circa 500 prigionieri di guerra italiani che perirono numerosi nell'evento.

Dopo aver doppiato Capo Agulhas il 5 aprile, il Da Vinci fece il suo ingresso nell'Oceano Indiano e raggiunse la propria zona di agguato al largo di Durban (Sud Africa) dove, tra il 17 e il 21 aprile 1943, affondò i mercantili Sembilan (olandese, 6.566 tsl), Manaar (britannico, 8.007 tsl) e il "Liberty" John Drayton (americano, 7.177 tsl). Inoltre, durante la navigazione di rientro, sempre al largo delle coste sudafricane (180 miglia a sud di Port Elizabeth), il Da Vinci affondò un'ultima unità – la petroliera britannica Doryssa di 8.072 tsl che, proveniente da Table Bay (Sud Africa), stava navigando diretta ad Abadan (Golfo Persico). Dopo aver conseguito nella sua seconda missione nell'Oceano Atlantico e nell'Oceano Indiano questi importanti risultati, il battello intraprese la lunga navigazione di ritorno che avrebbe richiesto circa un mese per poter raggiungere la base di Bordeaux. Va inoltre ricordato che, in considerazione del numero dei mercantili affondati e per l'ottima riuscita della missione, il 6 maggio 1943 il tenente di vascello Gianfranco Gazzana-Priaroggia ricevette via radio, "sul campo", la promozione a capitano di corvetta per meriti di guerra.

Inizialmente, la navigazione di rientro del Da Vinci procedette senza eventi di rilievo nel Golfo di Guinea e, in seguito, a ponente delle Isole del Capo Verde, delle Isole Canarie e al largo di Gibilterra. L'ultima comunicazione radio del battello risale al 22 maggio 1943: il sommergibile informava Betasom che - dal giorno successivo avrebbe intrapreso la prescritta navigazione occulta a partire dal meridiano 15°00' W, prevedendo di raggiungere Bordeaux il 29 maggio. Alle 11.45 del 23 maggio 1943, però, circa 300 miglia a ponente di Vigo (Spagna), il Da Vinci venne individuato dalla fregata HMS Ness che, insieme ad altre unità della Royal Navy, faceva parte della cintura difensiva esterna di un convoglio. L'azione combinata della fregata e del cacciatorpediniere HMS Active portò all'affondamento del Da Vinci e alla perdita di tutto l'equipaggio.

Sommergibile Da Vinci entra nel porto di Bordeaux

L'ultima missione di guerra al traffico nemico condotta da un battello dipendente da Betasom fu la seconda crociera oceanica del Cagni, partito da Bordeaux il 29 giugno 1943: questa volta gli ordini erano ancora più complessi poiché era previsto che il battello italiano, dopo aver attaccato il traffico nemico in Atlantico e nell'Oceano Indiano, raggiungesse Singapore. Una volta giunto nel porto asiatico, il Cagni avrebbe dovuto imbarcare un carico di gomma e stagno (materiali fondamentali per l'industria bellica dell'Asse) e fare rientro a Betasom in navigazione occulta, senza esplicare attività offensiva durante la navigazione di rientro.

Il 25 luglio 1943, nel Golfo di Guinea alle ore 01.45, il Cagni avvistò un convoglio britannico e lanciò una salva di siluri contro l'unità di maggiori dimensioni, identificata come una portaerei ausiliaria. Due delle armi giunsero a segno. L'unità attaccata era in realtà l'incrociatore ausiliario britannico Asturias di 22.048 tsl, una grossa nave passeggeri armata con pezzi di artiglieria ed equipaggiata con una catapulta e due idrovolanti. Ancorché gravemente danneggiato dai siluri del Cagni, l'Asturias – assistito da una corvetta e rimorchiato da una nave salvataggio olandese - riuscì a raggiungere Freetown il 1 agosto; i danni subiti erano tuttavia gravissimi, e l'Asturias poté tornare a navigare solamente parecchi mesi dopo la fine del conflitto. Alla ricezione della notizia della firma dell'armistizio, il Cagni - che nel frattempo era entrato nell'Oceano Indiano e aveva già superato il meridiano dell'Isola di Mauritius - ottemperò alle disposizioni armistiziali, il 9 settembre invertì la rotta e diresse verso il porto di Durban, ove giunse il mattino del 20 settembre 1943 rientrando successivamente in Italia via Canale di Suez.

 

L’impiego quali navi trasporto dei sommergibili di Betasom e la cessione di unità subacquee tedesche alla Regia Marina Italiana

L'8 febbraio 1943 l'ammiraglio Donitz formulò la proposta di impiegare i sommergibili italiani in forza a Betasom per il trasporto di materie prime e manufatti speciali da e per l'Estremo Oriente, nell'attesa dell'approntamento di unità tedesche e italiane specificatamente realizzate per questi compiti. Per compensazione, la Germania avrebbe ceduto alla Regia Marina nove sommergibili tedeschi di nuova costruzione del tipo "VII C" (che divennero l’italiana classe "S").

Con la perdita dell'Archimede e del Da Vinci, però soltanto sette unità di costruzione prebellica (Cappellini, Tazzoli, Giuliani, Barbarigo, Finzi, Bagnolini e Torelli) dipendevano da Maricosom e di tutte venne decisa la trasformazione in sommergibili da trasporto.

Prua del Tazzoli deformanta dopo uno speronamento

In base ai progetti subito approntati, i due sommergibili di maggiori dimensioni - Finzi e Tazzoli - al termine dei lavori di trasformazione avrebbero beneficiato di una capacità di carico nell'ordine delle 240 tonnellate; gli altri battelli, più piccoli, avrebbero invece potuto trasportare dalle 90 alle 140 tonnellate di materiali.

Cappellini, Tazzoli e Giuliani ultimarono i lavori tra la fine di aprile e i primi di maggio del 1943; Barbarigo e Torelli alla fine di maggio e Bagnolini e Finzi alla fine di luglio. Nel frattempo, due ufficiali e una trentina tra militari e militarizzati erano stati destinati a Singapore.

Il Cappellini, partito da Bordeaux l'11 maggio 1943, raggiunse Singapore il 10 luglio con un carico di 95 tonnellate di alluminio e pezzi di ricambio. Il Tazzoli partì il 16 maggio, con a bordo 165 tonnellate di materiali vari e militari destinati alla costituenda base italiana di Singapore: andò presumibilmente perduto tra il 18 e il 24 maggio. Il Giuliani, partito anch'esso da La Pallice il 16 maggio con un carico di 130 tonnellate di mercurio, acciaio in barre e materiali bellici vari, per un'avaria rientrò a Bordeaux, da dove partì definitivamente il 23 maggio, arrivando a Singapore il 10 agosto.

Il secondo gruppo di sommergibili destinati in Estremo Oriente era composto da Torelli e Barbarigo. Il primo, partito da Bordeaux il 16 giugno con 130 tonnellate di materiali vari, arrivò a Sabang il 26 agosto trasferendosi poi a Singapore con la scorta dell'Eritrea. Il Barbarigo, partito anch'esso da Bordeaux il 16 giugno, non dette più notizie ed è probabile che sia affondato nel Golfo di Biscaglia tra il 16 e il 24 giugno per cause imprecisate.

Finzi e Bagnolini, una volta completati i lavori di trasformazione, furono sorpresi dall'armistizio in porto e catturati dai tedeschi ed incorporati nella Kriegsmarine come U.lt 21 e U.lt 22). Dopo l'8 settembre i battelli a Singapore, Torelli, Cappellini e Giuliani caddero in mano nipponica, per essere poco dopo trasferiti alla Marina tedesca, che assegnò loro le denominazioni U.lt 25, U.lt 24 e U.lt 23.

L'ex-Giuliani fu poi silurato il 14 febbraio 1944, nel Canale di Malacca, dal sommergibile britannico Tally Ho e gli ex- Torelli e Cappellini - dopo la resa germanica - vennero incorporati nella Marina Imperiale giapponese (assumendo, rispettivamente, le denominazioni I-504 e I-503) e, caduti in mano americana al termine del conflitto, furono affondati al largo di Kobe probabilmente nei primi mesi del 1946.

In ultimo, come già ricordato, tra l'inizio di agosto e i primi giorni di settembre del 1943 la Kriegsmarine trasferì alla Regia Marina sette sommergibili tipo "VII C"(che assunsero le denominazioni italiane da S.1 a S.9). Presi in carico nel porto di Danzica e iniziato subito l'addestramento degli equipaggi italiani, dopo l'armistizio, i nove battelli ritornarono sotto il controllo tedesco andando infine tutti perduti entro la fine del conflitto.