Operazione Frankton
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Nell’estate del 1942, la gigantesca sorveglianza operata sul mare da parte delle forze navali alleate per impedire che la Germania ricevesse rifornimenti di materie prime allo sforzo bellico provenienti da altri continenti, accusava molte lacune. In particolare ciò era dovuto al fatto che il possesso dei porti francesi sull'Oceano Atlantico dava ai tedeschi la possibilità di far giungere qui i materiali trasportandoli poi in Germania via terra. I tedeschi si erano decisi per questo tipo di procedura quando era risultato evidente che il blocco della Manica avrebbe loro impedito di ricevere tali rifornimenti direttamente nei porti tedeschi. Bordeaux era, tra tutti i porti francesi, quello meglio attrezzato: la sua particolare dislocazione geografica lo rendeva praticamente inattaccabile, dato che il canale della Gironda, lungo ben 80 chilometri, costituiva un formidabile e insuperabile filtro per le azioni dal mare, mentre un'efficace contraerea vanificava i tentativi dei bombardieri.

Uno scambio di lettere tra Churchill e il ministro dell'Economia di Guerra Lord Selbourne ufficializzò la necessità di operare un colpo di mano contro il porto di Bordeaux. Churchill, sentiti gli esperti, appurò che sarebbe stato necessario l'impiego di non meno di tre divisioni, oltre tutto con limitate possibilità di riuscita. Fu a questo punto che Lord Louis Mountbatten, responsabile delle Combined Operations, ritenne di poter utilizzare un reparto che si stava addestrando ad operazioni speciali dal 1941 agli ordini del maggiore Hasler.

Nel 1941 il maggiore Herbert George “Blondie” Hasler, reduce dalla campagna di Norvegia, durante la quale si era guadagnato una medaglia al valore, propose ai suoi superiori di adottare speciali imbarcazioni, del tutto simili a normali canoe, per audaci azioni di commandos perfettamente addestrati, della cui preparazione si sarebbe reso garante.

Secondo l'ottimo principio di non lasciare nulla di intentato, fu data carta bianca ad Hasler e questi, in pochi mesi, progettò e costruii prototipi di uno speciale tipo di canoa battezzato Mark II - Cockle Kanu.

L'imbarcazione non differiva molto da quelle usate ancora oggi nelle competizioni sportive; presentava tuttavia particolari accorgimenti che la rendevano molto adatta a navigare in condizioni difficili, a portare grandi pesi, ad essere facilmente manovrabile e soprattutto silenziosa.

Inoltre l'adozione di un fondo piatto in legno consentiva di trascinarla molto facilmente a riva e poi sulla spiaggia, nel fango o tra i cespugli. Portava due uomini oltre a un carico massimo di equipaggiamento poco lontano dal quintale; i suoi fianchi erano rinforzati con grosse strisce di gomma che ne assicuravano la silenziosità e che ne proteggevano l'apparente fragilità. Ultimo e non trascurabile particolare, le dimensioni, che erano tali da consentire il passaggio della canoa attraverso i portelli dei sommergibili allora in servizio nella marina britannica.

Ottenuto l'incarico, Hasler si buttò nella sua impresa con entusiasmo. Tutto incominciò nel luglio 1942, quando Hasler procedette alla scelta di 30 uomini. «Erano quasi tutti uomini rudi, di piccola corporatura, quel genere di persone che nella vita ne hanno viste e passate tante da aver acquistato il coraggio e la decisione necessari per portare a termine un'impresa all'apparenza disperata» scrisse Hasler, a proposito di quei trenta uomini che vennero inquadrati in un'unità dal nome roboante ma efficace per distogliere gli eventuali sospetti dello spionaggio nemico : Royal Navy Boom Patrol Detachment, cioè distaccamento di sorveglianza della Marina Reale.

L'unità, inquadrata nel comando delle Combined Operations, aveva la sua sede a poca distanza da Southampton e dall'isola di Wight.

Per questi uomini fu studiata e realizzata, sotto la guida di Hasler, una speciale divisa. In testa un passamontagna di colore blu con cappuccio impermeabile, maglione e sciarpa blu, una giacca gonfiabile mimetizzata di colore verde oliva e impermeabile, pantaloni color kaki, soprapantaloni mimetizzati e impermeabili, guanti blu di lana. Gli emblemi della Royal Navy e delle Combined Operations erano cuciti sulle maniche e questo era un particolare importante, in quanto se gli uomini fossero stati arrestati dal nemico avrebbero potuto essere considerati veri e propri soldati, aventi cioè diritto al trattamento riservato ai prigionieri di guerra dalla Convenzione di Ginevra.

L'equipaggiamento era completato da una Colt calibro 45 contenuta in una fondina impermeabile fissata alla cintura, da una bomba a mano, da un affilatissimo coltello da caccia, da un fischietto di colore nero che modulava un suono molto simile al grido dei gabbiani, da una bussola tascabile, da un mitra Sten munito di silenziatore, da uno strumento, il magnetic hold-fast, che, dotato di potenti calamite, consentiva all'uomo di fissarsi a qualsiasi parete metallica e, infine, da un paio di particolari mine. Quest'arma era chiamata Magnet-limpet e consisteva in una potente carica esplosiva, con un timer e con sei parti calamitate che consentivano di fissarla sugli scafi delle navi in modo estremamente facile. Il timer non si valeva di un congegno ad orologeria, il cui ticchettio avrebbe potuto consentire l’individuazione da parte del nemico, ma di una vite che al momento della messa a punto della bomba doveva essere vigorosamente girata fino a rompere un contenitore di acido corrosivo. L'acido avrebbe successivamente, secondo il tempo prestabilito, corroso un'intercapedine di plastica, determinando infine l'esplosione.

Mina Magnetic-Limpet

Con questo equipaggiamento d'avanguardia a disposizione, Hasler iniziò subito la preparazione dei suoi trenta uomini. L'addestramento avvenne nella zona di Southampton: gli uomini furono sottoposti. alle prove più difficili. Impararono a scendere e salire nella canoa in mezzo all'acqua e senza capovolgere l'imbarcazione, a remare con la pagaia senza fare il minimo rumore, ad operare costantemente di notte e nelle peggiori condizioni atmosferiche, a rimanere immobili per ore sotto coperte mimetiche nel fango e nell'acqua, a muoversi nel mare sotto il pelo dell'acqua e sul fondo con pesanti zavorre di piombo fissate ai fianchi con un apparecchio respiratore serrato tra i denti, a collocare nella maniera più furtiva le Limpet sugli scafi delle navi al di sotto della linea di galleggiamento e, infine, ad entrare e ad uscire, senza farsi scorgere, dal porto di Southampton.

La selezione fu durissima: a determinate scadenze, Hasler rinunciava agli uomini che si erano dimostrati più deboli e meno sicuri, cosicché, al termine dell'addestramento, il loro numerosi era ridotto a dodici persone, Hasler compreso.

Alla fine di novembre l'operazione, alla quale era stato dato il nome convenzionale di operazione Frankton, scattò.

I dodici uomini si imbarcarono a Southampton sul sommergibile Tuna il 1° dicembre1942; portavano con sé sei canoe Mark II biposto, ciascuna con un carico tra armi, materiali e viveri di 80 Kg e due paia di pagaie. Fino a quel momento soltanto il maggiore Hasler era a conoscenza del programma esatto e dell'obiettivo. Durante il viaggio il comandante informò di tutto i suoi uomini, dando anche l'annuncio che, compiuta l'impresa, non avrebbero più potuto contare né sul sommergibile né su altri mezzi per rientrare in patria. Avrebbero dovuto disperdersi attraverso la Francia, passare in Spagna e di qui raggiungere la base di Gibilterra. In territorio francese avrebbero potuto chiedere aiuto ai partigiani, ma tutta questa parte dell'impresa sarebbe stata compiuta individualmente e senza alcun intervento esterno.

La forza d’attacco venne suddivisa in 2 gruppi. Nel gruppo A c'erano le canoe Catfish (Maj. Hasler – marine William Edward Sparks), Crayfish (cp. A.F. Laver – marine W.H. Milis) e Conger (cp. Sheard – marine Moffatt) mentre in quello B c’erano Cuttlefish (Lt. J.W. MacKinnon - marine James Conway), Coalfish (sgt. Wallace - marine Ewart) e Cachalot (marines Ellery - marine Fisher).

Alle ore 1930 del 7 dicembre il sommergibile Tuna venne a trovarsi a una decina di chilometri dalla costa francese, nel golfo di Biscaglia, in prossimità dell'estuario della Gironda. Nell'oscurità le sei canoe vennero estratte dal sommergibile attraverso il portello: una, la Cachalot, nel corso di questa operazione si ruppe e dovette essere abbandonata.

Furono quindi soltanto cinque le imbarcazioni che scesero in mare: i due uomini restarono nel sommergibile, gli altri dieci presero posto nelle loro canoe.

Tutti gli uomini avevano il viso e le mani tinti di nero. Pochi colpi di pagaia furono sufficienti per allontanarsi dal sommergibile. In prossimità del Banc des Olives, il gruppo delle canoe fu investito da un'ondata di marea: una di esse, la Coalfish, scomparve nei vortici e vane furono le ricerche di Hasler che, infine, decise di proseguire con le quattro canoe rimaste.

Quando stavano superando la Pointe de Grave, che costituiva il vero e proprio ingresso all'estuario della Gironda, sopravvenne una nuova ondata di marea. Questa volta toccò alla Conger la cattiva sorte di essere capovolta, e i due occupanti, Sheard e Moffatt, non riuscirono a risalirvi perché le ondate continuavano a riempirla d'acqua. Hasler diede infine ordine di abbandonarla e di distruggerla: i due uomini si aggrapparono ciascuno ad un'altra canoa e il viaggio proseguì.

Quando furono vicini alla Pointe de Grave, improvvisamente si accese il faro; ciò costrinse le tre canoe superstiti a procedere lentamente in modo da non dare nell'occhio. Entrati finalmente nella Gironda e fattesi più calme le acque, Hasler ordinò a Sheard e a Moffatt di lasciare le canoe a cui si erano aggrappati e di raggiungere la riva. Per facilitarli, le canoe accostarono nelle vicinanze della cittadina di Le Verdone; dopo un muto saluto dei compagni, i due uomini nuotarono verso la riva e verso il loro ineluttabile destino di prigionieri.

Diciamo subito che la loro sorte fu tragica; tratti in arresto dai soldati tedeschi, Sheard e Moffat saranno immediatamente passati per le armi. Proprio in quei giorni Hitler aveva infatti dato ordine di non riconoscere ai commandos i diritti dei normali prigionieri di guerra.

Abbandonati i due uomini, la Catfish, la Crayfish e la Cuttlefish cercarono di riportarsi al largo ma si trovarono la strada bloccata da tre cacciatorpediniere tedeschi. Silenziosamente, una alla volta, tentarono di passare tra i cacciatorpediniere e il molo di Le Verdon .La Catfish e la Crayfish ce la fecero ;la Cuttlefish, invece, scomparve e furono inutili i richiami di Hasler con il fischietto che emetteva il grido del gabbiano.

Hasler ebbe allora l'esatta sensazione che i tedeschi si fossero accorti della presenza dei commandos: il faro di uno dei cacciatorpediniere tedeschi incominciò a sventagliare la superficie dell'acqua. Le due canoe superstiti proseguirono il loro cammino, finché verso le sei del mattino Hasler decise di fermarsi. Le canoe furono tirate a riva in un tratto di spiaggia denominato Pointe des Oiseaux: in poco più di undici ore i commandos avevano percorso circa 32 chilometri e si trovavano ancora a circa una sessantina di chilometri dal loro obiettivo.

Le canoe vennero opportunamente nascoste e i quattro uomini si poterono concedere un po' di riposo. Nel corso della mattinata gli uomini si accorsero di trovarsi nelle vicinanze del villaggio di pescatori di Saint-Vivien e che un gruppo di abitanti li stava osservando. Hasler, protetto dai mitragliatori Sten dei suoi tre compagni, si avvicinò per parlamentare e i pescatori gli giurarono che non avrebbero riferito a nessuno di averli visti. Tranquillizzati, i quattro commandos trascorsero il resto della giornata acquattati nei cespugli ed ebbero modo di vedere transitare soldati tedeschi intenti al lavoro di riparazione di una diga.

Nella serata dell'8 dicembre la Catfish e la Crayfish furono rimesse in acqua e ripresero il viaggio verso Bordeaux; questa volta tutto si svolse bene. I quattro uomini remarono per diverse ore, fino al mattino, usando come punto di riferimento le boe che delimitavano il passaggio delle navi di grosso tonnellaggio. All'alba del 9 dicembre si fermarono e tirarono a rivale canoe nelle vicinanze del porto di Calogne.

Durante la giornata furono disturbati dal volo a bassa quota di ricognitori tedeschi che erano evidentemente alla loro caccia. Calate le tenebre si riparti e fu compiuto il terzo tratto della Gironda, complessivamente sessantacinque degli ottanta chilometri dell'intero estuario.

AI mattino del 10 dicembre le due canoe presero terra sull'isola di Cazeau, a poca distanza dal punto nel quale la Gironda si suddivide negli estuari dei due fiumi che vanno a formarla, la Dordogna e la Garonna. L'obiettivo era ormai a portata di mano: il porto di Bordeaux, lungo il corso della Garonna, era lontano soltanto 15 chilometri.

La giornata del 10 registrò quindi una snervante attesa: in serata ripartirono, ma a metà percorso Hasler decise di attendere la notte successiva per sferrare l'attacco. Il viaggio fu quindi breve: le due canoe si fermarono prima della mezzanotte del 10 dicembre alla periferia di Bordeaux, in un canneto, in vista del porto. Si trattava di un nascondiglio ideale che durante la giornata successiva consentì ai quattro uomini di osservare comodamente gli obiettivi della loro missione e di distribuirsi i rispettivi compiti. Hasler decise che la Catfish avrebbe coperto il lato ovest del molo e la Crayfish quello est.

Ognuno preparò il suo sacco per la fuga, si tinse le mani e il viso di nero e predispose le quattro mine Magnet-Limpet di sua pertinenza, in totale sedici.

Alle 2100, le due canoe si mossero: la Catfish con Hasler e Sparks si diresse verso una banchina dove erano ormeggiate sei navi: tre mercantili, due navi cisterna e una nave rompighiaccio. Hasler cominciò con un mercantile: la Catfish si avvicinò e, mentre Sparks teneva ferma la canoa con un magnetic holdfast, Hasler piazzò una prima Limpet a mezzavia della nave, in corrispondenza della sala macchine; altre due mine furono piazzate sotto la prua e sotto la poppa.

Fu quindi la volta della nave rompighiaccio: una mina fu posta sotto la sala macchine e un'altra doveva essere messa a prua. Ma fu a questo punto che Hasler e Sparks si sentirono investiti da un raggio di luce. Dall'alto del ponte del rompighiaccio, una sentinella, forse attratta dal rumore, stava cercandone con la lampada la ragione. Non c'era via di scampo: i due rimasero fermi per un po’, ma poi decisero di continuare il loro lavoro e si lasciarono scivolare con la canoa lungo il fianco della nave in direzione della prua.

La sentinella continuò a seguirli con la lampada, ma, evidentemente, non si convinse che si trattasse di una barca e di due uomini. Senza ancora rendersi conto se il miracolo di non essere individuati fosse o meno avvenuto, Hasler e Sparks si ritrovarono infine sotto la prua, al riparo dall'incredibile sentinella che finalmente desistette dalla sua ricerca. La Catfish si diresse quindi ai suoi prossimi obiettivi: una nave cisterna e un mercantile.

La canoa si insinuò tra le due navi e corse il rischio di rimanere schiacciata tra le due fiancate per un improvviso rollio. Un ·colpo di pagaia fu sufficiente per mettersi al riparo. Due Limpet furono collocate sul ventre del mercantile e l'ultima mina disponibile fu applicata sotto la poppa della nave cisterna.

Intanto Laver e Milis, con la Crayfish, avevano raggiunto la parte meridionale del bacino portuale e avevano collocato le loro Limpet su due navi mercantili situate esattamente di fronte al canneto che era servito come rifugio nel giorno precedente: cinque mine erano state collocate su un grosso mercantile e tre su un altro, ormeggiato accanto.

Le due canoe si ritrovarono in mezzo al corso della Garonna, nelle vicinanze dell'isola di Cazeau. Insieme fecero a ritroso il cammino di due notti prima fino alla spiaggia nelle vicinanze del paese di Blaye. Giunti qui, gli uomini provvidero a distruggere e ad affondare le canoe e quindi, con una lunga stretta di mano, i quattro si divisero, con la speranza di salvarsi.

Laver e Milis si allontanarono verso nord, ma vennero presi prigionieri il giorno successivo e, dopo un rapido interrogatorio, giustiziati.

Hasler e Sparks, invece, ebbero migliore fortuna: riuscirono ad allontanarsi indisturbati percorrendo a piedi lunghe tappe, finché trovarono dei vecchi abiti borghesi che permisero loro di disfarsi delle compromettenti divise della Royal Boom Patrol Detachment. Vivendo come mendicanti per sei giorni, i due entrarono finalmente in contatto con un membro della resistenza francese. Furono così condotti a Lione dove si fermarono per tre mesi fino al marzo 1943, quando, raggiunta Marsiglia, passarono clandestinamente i Pirenei, raggiunsero Barcellona e di qui Madrid e Siviglia. L'ultima tappa del loro viaggio li portò a Gibilterra donde furono rimpatriati nell'aprile 1943.

Ma è necessario a questo punto tornare ad occuparsi dell'equipaggio della Cuttlefish, scomparso nella notte tra il 7 e l’8 dicembre durante l'attraversamento del blocco dei cacciatorpediniere davanti al paese di Le Verdon. Hasler aveva dato per persa questa imbarcazione e i due uomini che la occupavano, il tenente MacKinnon e il soldato Conway.

Invece i due erano riusciti a passare ed avevano continuato da soli la loro missione. Avevano risalito la Gironda fino all'altezza dell'isola di Cazeau, ma nella notte tra il 10 e l'11 dicembre, rimettendosi in viaggio, avevano danneggiato irreparabilmente la loro canoa, cosicché erano stati costretti ad affondarla e quindi a darsi alla fuga.

Ad una trentina di chilometri da Bordeaux chiesero aiuto ad un pescatore che li accolse in casa propria. Qui MacKinnon (che aveva riportato una ferita al ginocchio) e Conway furono ospitati per qualche giorno e rifocillati. Riuscirono a mettersi in contatto con un partigiano francese che si offri di condurli verso il confine franco-spagnolo donde, clandestinamente, avrebbero potuto passare in Spagna e raggiungere Bilbao.

L'impresa, però, non riuscì: i due vennero scoperti dai tedeschi e immediatamente passati per le armi.

Dei dieci uomini che avevano affrontato l'operazione Frankton, soltanto due (il maggiore Hasler e il soldato Sparks) poterono tornare in patria. Ma era stato un sacrificio molto utile alla causa degli alleati. Nella mattinata del 12 dicembre, proprio quando i tedeschi si erano convinti che l'impresa dei commandos era certamente fallita, nel porto di Bordeaux si ebbe una serie di micidiali esplosioni: quattro mercantili saltarono in aria e affondarono; una nave rompighiaccio e una nave cisterna, inoltre, erano state irrimediabilmente danneggiate.

L'operazione Frankton si concluse con un successo: dieci uomini riuscirono ad ottenere ciò che, secondo l'autorevole parere del primo ministro Winston Churchill, poteva riuscire soltanto ad almeno tre divisioni di truppe aerotrasportate. Hasler ricevette la DSO e Sparks la DSM. Laver e Mills ricevettero menzioni postume nei bollettini di guerra. Del raid ha scritto Lord Mountbatten "Dei tanti raid coraggiosi e audaci effettuati dagli uomini del Combined Operations Command, nessuno è stato più coraggioso o fantasioso dell'Operazione Frankton".

  

Mappa

https://www.c-royan.com/histoire/histoire-contemporaine/les-guerres/1282-operation-frankton.html

 

https://www.nmrn.org.uk/news/operation-frankton-story-cockleshell-heroes

http://www.militaryhistorytours.co.uk/operation-frankton-cockleshell-heroes/

https://www.express.co.uk/expressyourself/347590/Courage-of-the-Cockleshell-Heroes

https://www.dailymail.co.uk/news/article-5170917/Photographs-recall-Cockleshell-Heroes-7th-anniversary.html

https://discover.hubpages.com/education/Operation-Frankton-The-Cockleshell-Heroes