Battaglia del lago Chasan
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o incidente di Changkufeng

 

Lo scontro si colloca nella zona di confine di Chasan con la Manciuria, confine dalla prima metà del ventesimo secolo oggetto di notevole tensione tra i governi russo (in seguito sovietico), cinese e giapponese.

Il 6 luglio 1938, l'Armata giapponese del Kwantung decodificò un messaggio inviato dal comandante sovietico nella regione nel quale raccomandava che ai soldati sovietici fosse consentito di assicurare le alture non occupate a ovest del lago Chasan, in particolare le contese alture di Changkufeng, non lontano da Vladivostok. Nelle due settimane successive, piccoli gruppi di guardie di frontiera sovietiche si trasferirono nell'area e iniziarono a fortificare la montagna con postazioni, trincee d'osservazione, aggrovigliamenti e strutture di comunicazione.

Il conflitto iniziò il 15 luglio, quando l’ambasciatore giapponese a Mosca chiese la rimozione delle guardie di frontiera sovietiche dalle alture del Shachaofeng e del Changkufeng, a ovest del lago Chasan; la richiesta venne respinta.

La piccola guerra di Changkufeng non fu una schermaglia. In un raggio di poco più di un miglio, una divisione d'élite di fanteria giapponese - la 19ª Divisione, sostenuta da un volume crescente di supporto di artiglieria ma priva di qualsiasi protezione aerea o corazzata, fu impegnata contro una forza tre volte più grande - il XXXIX Corpo fucilieri sovietico (che alla fine era composto dalla 32ª, dalla 39ª e dalla 40ª Divisione fucilieri, dalla 2ª Brigata meccanizzata - composta da non meno di ventisette battaglioni di truppe sovietiche, 120-150 aerei, 100-150 batterie di artiglieria per lo più pesante e da forze corazzate sovietiche variamente stimate in 200-500 carri armati.

Il 31 luglio, il 75º Reggimento fanteria al comando del colonnello di Kōtoku Satō lanciò una sortita notturna sulla collina fortificata. Nel settore di Changkufeng, 1.114 giapponesi ingaggiarono un presidio sovietico di 300 uomini, eliminandoli e abbattendo 10 carri armati, con 34 morti e 99 feriti. Nel settore di Shachofeng, 379 giapponesi sorpresero e misero in rotta altri 300 soldati sovietici, mentre eliminarono 7 carri armati, subendo 11 morti e 34 feriti. Arrivarono altre migliaia di soldati giapponesi della 19ª Divisione, si trincerarono e chiesero rinforzi, che vennero negati.

A questo punto il commissario del popolo per la Difesa Vorošilov mobilitò la 1ª Armata costiera e la flotta del Pacifico. I sovietici radunarono 354 carri armati e cannoni d'assalto sul lago Chasan, tra cui 257 carri armati T-26 (con 10 carri armati lanciafiamme KhT-26), 3 carri armati pontieri ST-26, 81 carri armati leggeri BT-7 e 13 semoventi d'artiglieria SU-5-2. Il comandante in capo del Fronte dell'Estremo Oriente, maresciallo Vasilii Konstantinovich Blyukher, arrivò in prima linea il 2 agosto 1938 ed iniziò l’attacco alle posizioni giapponesi con risultati disastrosi per i sovietici, poco coordinati, i cui attacchi vennero sconfitti con molte vittime, tra cui 46 carri armati vennero eliminati, con altri 39 danneggiati a vari livelli.

Dopo che i giapponesi ebbero respinto l'unità di sicurezza del confine sovietico, successivamente rafforzata dalla 40ª Divisione fucilieri, dalla collina e da altre posizioni i giapponesi proseguirono a trincerarsi mentre i sovietici rinforzavano le loro truppe.

Dal 6 al 9 agosto i sovietici ripeterono il loro attacco. Sul difficile terreno i carri armati subirono pesanti perdite, solo singoli carri armati riuscirono a raggiungere i loro obiettivi, ma vennero tutti distrutti o ritirati in seguito. Emerse con fredda evidenza la scarsa preparazione delle truppe sovietiche, le carenze di comunicazione, la mancanza di coordinamento tra fanteria, carri e artiglieria. Durante l'attacco venne anche tentato un aggiramento.

Nonostante il cattivo stato dell'esercito sovietico e la consapevolezza che il nemico fosse ben radicato, venne comunque ordinato di attaccare. Gli equipaggi dei carri armati non erano stati preparati per il terreno ostile, quindi non erano in grado di mantenere lo slancio.

I sovietici usufruirono anche di supporto aereo che non sempre poté dare sempre il suo contributo per la nebbia presente sul campo di battaglia.

I giapponesi tentarono di riprendere le posizioni perdute ma vennero respinti. Pur non essendo stati costretti a lasciare il campo di battaglia, era chiaro che le unità locali giapponesi non sarebbero state in grado di mantenere Changkufeng senza allargare il conflitto Il 10 agosto l'ambasciatore giapponese Mamoru Shigemitsu chiese la pace. Soddisfatti che l'incidente fosse stato portato a un'"onorevole" conclusione, l'11 agosto 1938, alle ore 13.30 ora locale, i giapponesi smisero di combattere e le forze sovietiche rioccuparono le alture.

Le perdite sovietiche ammontarono a 792 morti o dispersi e 3.279 feriti, quelle giapponesi 526 morti o dispersi e 913 feriti; i sovietici persero 96 carri armati e 30 cannoni.