HMS Thetis/Thunderbolt
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IL SOMMERGIBILE CHE AFFONDO' DUE VOLTE

 

 

L’HMS Thetis, sommergibile della Royal Navy vanta il triste primato di essere affondato due volte.

L’HMS Thetis fu costruito dai cantieri Cammell Laird a Birkenhead, in Inghilterra, e varato il 29 giugno 1938. Dopo il completamento e prima della consegna alla Royal Navy, venne programmata il 1° giugno 1939 la prima prova di immersione in mare nella baia di Liverpool. Oltre al normale equipaggio di 59 uomini sotto il comando del ten. Guy Bolus, erano a bordo impiegati tecnici della ditta costruttrice ed altro personale navale, per un totale di 103 uomini.

Al momento di iniziare l’immersione, si rilevò che il sottomarino era troppo leggero per immergersi, quindi fu fatto un rilevamento dell'acqua nei vari serbatoi a bordo. Uno dei controlli era se i tubi lanciasiluri fossero allagati. Il cartellino presente sul coperchio indicava – erroneamente per il tubo 5 - la posizione "Chiusa" e il rubinetto di prova era ostruito da vernice. L’equipaggio non ebbe dubbio nell’aprire il portello interno del tubo per verifica che, però, era in contatto diretto con il mare ed immediatamente una grande quantità di acqua si riversò all’interno del locale siluri anteriore, allagandolo rapidamente nonostante gli sforzi dell'equipaggio, inesperto per correggere il problema, e purtroppo complicati dalle condizioni di sovraffollamento del battello.

Il comparto allagato fece affondare la prua del sottomarino sul fondo del mare a 46 m ed il battello assunse quella posizione verticale che fu poi di ostacolo ai tentativi di ripresa del controllo; il basso fondale fece emergere dall’acqua la parte posteriore del sottomarino.

Operazioni di salvataggio attorno alla poppa emersa del sommergibile HMS Thetis

La maggior parte dell'equipaggio – con esclusione di quello presente nel locale siluri anteriore, sopravvisse al naufragio iniziale e dopo aver segnalato con il rilascio della boa di segnalazione la posizione, si prepararono ad abbandonare il sottomarino usando procedure di fuga predisposte.

Il sottomarino era dotato di un portello di emergenza per l’abbandono del battello e l’operazione richiedeva all'utente (solo un uomo alla volta poteva utilizzarlo) di seguire esattamente le procedure dall’interno della camera. Le operazioni di abbandono iniziarono quando l’HMS Thethis fu scoperto dal cacciatorpediniere Brazen, inviato a cercarlo. Dopo che i primi quattro uomini, uno alla volta, uscirono dal sommergibile (il tenente Frederick Woods, il capitano Harry Oram e il capo macchinista Walter Arnold e un uomo della Cammell Laird Fitter Frank Shaw), il quinto entrò nel panico mentre tentava la procedura e morì per annegamento, lasciando il portello di fuga esterno parzialmente aperto. Poiché il meccanismo poteva essere attivato solo dall’interno della camera, il dispositivo non poté più essere utilizzato dai rimanenti uomini ancora all’interno.

Disegno del portello di emergenza dell'HMS Thetis

Nonostante la poppa fosse emersa dalla superficie, anche i soccorsi dall’esterno furono tardivi e non coordinati. Fu tentato il traino dalla poppa emersa senza esito e si valutò il taglio della poppa per soffiare aria nel sommergibile ma l’idea venne abbandonata. Si dovette assistere impotenti alla morte per avvelenamento da anidride carbonica degli uomini all’interno del sommergibile.

Novantanove vite furono perse nell'incidente: 51 membri dell'equipaggio, 26 impiegati di Cammell Laird, 8 altri ufficiali navali, 7 ufficiali di controllo dell'Ammiragliato, 4 impiegati di Vickers-Armstrong , 2 addetti alla ristorazione e un pilota di Mersey.

La Liverpool & Glasgow Salvage Association fu incaricata del recupero del sottomarino affondato. Al termine dell'operazione di salvataggio la campana di Thetis venne presentata dalla Liverpool & Glasgow Salvage Association all'Ammiragliato.

Rimesso in efficienza e rinominato HMS Thunderbolt, nonostante la superstizione marinara e gli infelici precedenti della navi britanniche che avevano portato lo stesso nome, nell'autunno del 1940 entrò a far parte della Royal Navy e il 15 dicembre, affondò il sottomarino italiano Tarantini nel Golfo di Biscaglia. Venne poi assegnato alle operazioni nel Mediterraneo.

Nel 1942 il Thunderbolt si era costruito una solida reputazione; tra siluri e cannoneggiamenti, aveva al suo attivo almeno 9 navi nemiche affondate.

L'HMS Thunderbolt in porto

Nell'autunno del 1942, terminarono i lavori di conversione per il trasporto di due "chariot" (la versione inglese del Siluro a Lenta Corsa italiano) e dei loro equipaggi per operazioni contro i porti dell’Asse, e tornò in Mediterraneo nel mese di dicembre 1942.

Il 2-3 gennaio, i chariot rilasciati dall’HMS Thunderbolt entrarono nel porto di Palermo ed affondarono l'incrociatore leggero Ulpio Traiano e danneggiarono gravemente la motonave Viminale.

Dopo ancora un paio di affondamenti, il 12 marzo 1943 l’HMS Thunderbolt tentò un attacco ad un convoglio italiano composto dai mercantili francesi (in servizio tedesco) Esterel e Caraibe, scortati da alcune torpediniere e corvette italiane. Alle 22.19 il convoglio viene attaccato dal sommergibile, che silura e danneggia l’Esterel. Le torpediniere Persefone e Orione danno assistenza all’Esterel; il piroscafo danneggiato viene preso a rimorchio e portato a Trapani

Dopo l’attacco, la corvetta Libra viene distaccata dalla torpediniera capoconvoglio Sirio per dare la caccia al sommergibile, che riesce a localizzare con l’ecogoniometro alle 2342, mantenendo poi il contatto per due ore e bombardandolo con sette scariche di bombe di profondità, probabilmente danneggiandolo.

Anche la corvetta Cicogna (tenente di vascello Augusto Migliorini) viene distaccata per dare la caccia ad un altro sommergibile che ha localizzato; lo attacca con lancio di bombe di profondità, ma senza risultato per poi ritornare in porto a Trapani.

RN Cicogna (da Esploratori fregate corvette e avvisi it 1861-1968-USMM)

Alle 13.45 del 13 marzo, la Cicogna lascia Trapani per aiutare la Persefone nel dare la caccia al sommergibile precedentemente attaccato dalla Libra. La ricerca continua per tutta la notte, ma senza risultato; solo qualche contatto confuso all’ecogoniometro e qualche lanciò di bombe di profondità. Ma alle 05.16 del 14 marzo 1943 la ricerca è finalmente coronata da successo: la Cicogna, ormai rimasta sola, ottiene un buon segnale eco.

La corvetta insegue il segnale e alle 7.38 avvista un periscopio a 2000 metri a proravia sinistra che subito scompare. Il comandante Migliorini – mettendo a frutto la propria precedente esperienza di sommergibilista – decide di non attaccare subito, per indurre il comandante del sommergibile nemico a credere che la corvetta abbia esaurito la propria scorta di bombe di profondità. Alle 8.48 viene nuovamente avvistato il periscopio del battello nemico, sulla dritta, ma questa volta ad appena due metri di distanza; subito venne effettuato un lancio di 24 bombe di profondità.

Subito dopo viene notato un ribollio in superficie a poca distanza, dopo di che la poppa del sommergibile viene vista affiorare in superficie, levandosi nel cielo perpendicolarmente alla superficie, per poi scomparire nuovamente sotto la superficie, lasciando dietro di sé una massa ribollente di carburante e bolle d’aria. Il Thunderbolt è affondato con tutto l’equipaggio nel punto 38°14’ N e 12°42’ E, a 4,1 miglia per 338° dal faro di Capo San Vito Siculo.

La notizia dell’affondamento fu diffusa dall'Ammiragliato britannico e annunciata alla stampa e al mondo il 2 giugno 1943, quattro anni dopo il primo affondamento della nave.

 

 

Bibliografia

https://uboat.net/allies/warships/ship/3485.html

http://conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.com/2020/02/cicogna.html

https://en.wikipedia.org/wiki/HMS_Thetis_(N25)

https://www.dailymail.co.uk/news/article-1167547/REVEALED-How-Navy-let-99-sailors-die-avoid-damaging-stricken-sub.html

https://www.thevintagenews.com/2017/06/15/the-ill-fated-hms-thetis-the-submarine-that-sunk-twice-lost-two-entire-crews/

http://www.cyber-heritage.co.uk/thetis/subs.htm

https://www.underhundred.it/news/fantasmi-in-alto-mare

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/08/01/il-giallo-del-sottomarino-nei-fondali-di.html